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Recensione Gryphon Athena (Suono n. 486)
La redazione di Suono recensisce il preamplificatore Athena della danese Gryphon.
L'inserimento del pre danese ha ben presto dimostrato il suo peso e valore, mutando non di poco l'equilibrio sonoro del sistema utilizzato, ben noto dopo tanti ascolti. Quello che emerge più facilmente e si fa notare per primo è una sorta di potente ricostruzione ambientale, impressionante per dettaglio, precisione e ispezione quasi chirurgica.
L'estremo superiore è fortemente illuminato e mostrato all'ascoltatore in modo inusitato; rende i passaggi veloci, da piano a forte, da pochi strumenti a un pieno orchestrale, così armonicamente pieno da risultare non di rado sorprendente e impressionante. La focalizzazione dei vari soggetti sonori è tale da avere forti conseguenze sulla loro identificazione nel palcoscenico; non c'è fluttuazione o incertezza, tutti rimangono ben fermi nella loro posizione.
Tutto appare nitido, facile da vedere, a destra come a sinistra, in avanti e indietro; la profondità è, in effetti, notevole come in pochi altri casi. Il dettaglio e la ricchezza armonica spiccano per la capacità di cogliere, con assai meno sforzo del solito, tanti particolari, rumori, riverberi e così via; ciò che ascoltiamo sembra, così, avere l'argento vivo addosso, rendendo l'illusione del reale più forte che mai. La trasparenza e la neutralità estreme sono due caratteristiche evidenti di questa elettronica, al punto da rendere l'apparecchio molto sensibile ad ogni cambiamento effettuato nella catena audio.
Si apprezza una totale mancanza di code, accenni di lentezza o ritardi nella risposta dell'apparecchio.
A questo punto la scelta diventa principalmente un fatto di gusti personali, sia sul fronte sonoro che estetico: in entrambi i campi l'Athena pare avere tutti i numeri per accettare la sfida!
Costruzione allo STATO DELL'ARTE - Impressionante dispiegamento di risorse